La cura della Comunità

Emanuela Lamperti, Direttore

Pensando alla cura della comunità l’immagine di un ricordo sale alla mia mente:
alcuni giorni prima del Natale la corte della sede diventa uno spazio di condivisione per un centinaio di bambini della scuola primaria del quartiere che cantano in coro canzoni augurali per Noi Genitori.
Due comunità che si incontrano, la scuola e la cooperativa e da questo incontro ecco nascere la cura.
Una realtà che si prende cura di persone con fragilità come può trovare forza e risorse per occuparsi anche della comunità? E come una comunità fatta da non specialisti può prendersi cura della disabilità? Come possono coesistere queste due cure?
Dopo quasi 30 anni di vita possiamo dire che cura della fragilità e della comunità viaggiano sullo stesso binario e trovano soluzione l’una nell’altra.
Noi Genitori è una comunità dentro la comunità più ampia fatta da cittadini, enti pubblici, imprese scuole. La comunità di Noi Genitori è molto bella, ha una storia, una identità, una bellissima struttura, un’equipe multidisciplinare, persone con disabilità, famiglie, volontari, soci.
Ma non ci basta. Se ci limitassimo a stare dentro e non varcare il confine perderemmo tantissimo, verrebbero meno cose semplici ma essenziali: la ricchezza della relazione, dell’incontro tra diversi, il dialogo, la mediazione, la possibilità di diventare persone migliori e di contribuire a creare un mondo migliore, l’attivazione di processi innovativi.
Scegliere di camminare tra la gente vuol dire fare entrare un terzo, andare oltre la relazione duale tra persone con disabilità ed educatore, oltre lo spazio specialistico delle strutture, oltre l’analisi della persona e il funzionalismo, oltre la pretesa di spiegare l’altro. Non c’è più un soggetto e un oggetto della cura ma solo soggetti, parti attive di un percorso dove tutti cresciamo.
La comunità ci salva ma ci mette anche in difficoltà. Essere educatori dentro la comunità ci mette in gioco, ci fa vivere l’esperienza della complessità, vivere e conoscere i luoghi della nostra città, ci interroga su come stare bene insieme durante gli incontri con le scuole che coinvolgono anche bambini molto piccoli, i community day con le imprese a fianco di lavoratori sconosciuti, gli eventi di coesione sociale aperti a tutta la cittadinanza, nel negozio di via Volta, in biscottificio dove giovani con disabilità producono e confezionano biscotti e confetture fianco a fianco con i volontari.
Ed eccoci qui allora sorpresi da noi stessi, dall’accudimento siamo passati alla cura: un insieme di emozioni positive, collaborazioni, legami e solidarietà e intanto facciamo la comunità.